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L'APPROCCIO DEDUTTIVO ALLE DECISIONI_CORNERSTONE INTERNATIONAL

L’approccio deduttivo alle decisioni

Come affrontare una decisione non affidandosi solo all’intuito o all’esperienza, ma definendo correttamente gli obiettivi, per arrivare a conclusioni logiche.

Saper decidere è una delle competenze più richieste e valutate nei profili professionali di Dirigenti, Quadri e Impiegati. Nell’affrontare una decisione, tuttavia, sembrano prevalere quasi sempre l’intuito o l’esperienza: due approcci istintivi, sicuramente validi e veloci ma rischiosi. Infatti, non sempre con l’intuito ci si “azzecca” mentre l’esperienza può essere fuorviante, in particolare nella gestione di situazioni nuove.

Certo, applicare l’approccio deduttivo nella formulazione di una decisione richiede pazienza, logica, tempo e soprattutto competenza, da sviluppare in interventi formativi specifici, come sarà illustrato in questo articolo.

Vantaggi e svantaggi dei tre approcci

Come per il problem solving, anche per il decision making si possono seguire tre approcci: induttivo, intuitivo e deduttivo.

  1. L’approccio induttivo (da “in-duco”) si basa sull’esperienza e significa affrontare una decisione cercando analogie con il passato.
  2. L’approccio intuitivo (da “in-tueor”) si basa invece sulla creatività, sulla fantasia, sull’idea giusta al momento giusto.
  3. L’approccio deduttivo si basa sulla razionalità e significa seguire un filo logico che parte da alcune premesse (“de”) e porta (“duco”) a determinate conclusioni.

Tutti e tre sono presenti nella nostra mente, tanto che si può parlare solo di approccio prevalente. Non esiste un approccio più valido o più giusto di un altro. Tutti e tre hanno vantaggi e svantaggi che vanno attentamente considerati. L’ideale è capire, di volta in volta, quale approccio è più funzionale e riuscire ad applicarlo

📌L’approccio induttivo è piuttosto rapido e sicuro, basandosi sull’analogia con situazioni già affrontate. Ma quando il contesto è nuovo, l’esperienza manca e l’approccio induttivo può addirittura diventare un ostacolo nei processi di cambiamento, cercando di far replicare sempre il passato (…si è sempre fatto così). Inoltre, se l’esperienza non è collettiva, difficilmente si possono convincere altri della validità delle proprie scelte.

📌L’approccio intuitivo può portare a innovazioni di valore ma richiede che la cultura organizzativa tolleri rischi e approssimazioni non dimostrabili. L’intuito è infatti una caratteristica fondamentale dell’imprenditore (che rischia in prima persona) ma non dei suoi collaboratori, che a lui devono rendere conto. La creatività, inoltre, si può stimolare attraverso alcune tecniche specifiche ma è fondamentalmente una qualità individuale.

📌L’approccio deduttivo è l’unico che consente di dimostrare la validità di una propria decisione, ma richiede tempo e non è perciò indicato in condizioni di emergenza.

Le fasi logiche dell’approccio deduttivo ad una decisione

Per decidere deduttivamente, è necessario prima di tutto chiarire lo scopo finale della scelta da fare (ad esempio: soddisfazione di un bisogno? rimozione della causa di un problema? ecc….).

La fase successiva del processo decisionale è quella più impegnativa, perché è fondata sulla capacità di distinguere gli obiettivi specifici della decisione da prendere in due tipologie:

  • obiettivi critici (prioritari, vincolanti)
  • obiettivi migliorativi (desiderabili, ma non essenziali)

L’istinto porta a ritenere tutti gli obiettivi fondamentali. Questi ultimi, invece, sono di solito pochissimi (ad esempio, alcuni requisiti irrinunciabili, il budget disponibile, le scadenze da rispettare) mentre gli obiettivi secondari possono essere moltissimi e a loro volta differenziabili per valore d’importanza.

Poiché la qualità di una scelta da fare è figlia della quantità di possibilità considerate, la terza fase comporta la necessità di reperire (attraverso specifiche ricerche) molte opzioni decisionali. Avendo infatti un’ampia gamma di opzioni da valutare, fra tutte queste possibilità è molto probabile che ci sia quella “giusta”, cioè quella che soddisfa non solo tutti gli obiettivi critici (nessuno escluso) ma anche alcuni degli obiettivi migliorativi di maggiore importanza.

Prima di definire il piano d’azione che possa rendere operativa la scelta fatta, l’ultima fase dell’approccio deduttivo consiste nella valutazione dei rischi connessi all’opzione decisionale risultata più coerente. Non c’è infatti decisione senza rischi, ma questi ultimi vanno considerati al termine del processo decisionale e non nelle fasi precedenti, per non condizionare il corretto sviluppo del ragionamento.

Gli interventi formativi specifici

Anche dalla sintetica illustrazione delle fasi della decisione deduttiva, risulta evidente che tale approccio richiede tempi certamente maggiori rispetto alle decisioni istintive basate solo su esperienza o intuito. Ma per decisioni di una certa importanza (e non pressate dall’urgenza), l’investimento temporale può rivelarsi prezioso sia per sentirsi più sicuri sia per convincere i propri interlocutori della validità delle proprie scelte.

È quanto si dimostra nelle aule di formazione (virtuali o in presenza) dedicate al decision making e/o al decision taking. Attraverso casi analogici e simulazioni, si sviluppano le competenze necessarie per affrontare una decisione con l’approccio deduttivo, applicando con rigore metodologico le fasi previste.

Il valore dell’intervento formativo cresce notevolmente quando si ha la possibilità di realizzare, dopo alcune settimane, un follow-up finalizzato a far condividere ai partecipanti le rispettive esperienze nell’applicazione a casi reali dell’approccio deduttivo, sia per quanto riguarda le decisioni prese, sia per quelle eventualmente solo proposte.


Paolo Macchioni – Associate Partner

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